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      «Giù le zampe, aquila di Meaux. Non mi fai impressione col tuo gesto d'Ippocrate che ricusa le cianfrusaglie d'Artaserse; ti dispenso dal calmarmi. Del resto, sono triste. Cosa volete che vi dica? L'uomo è cattivo l'uomo è deforme; la farfalla è riuscita, ma l'uomo ha fatto fiasco. Dio ha sbagliato questo animale. Una folla è una accolta di orrori; il primo venuto è un miserabile e chi dice donna dice danno. Sì, ho lo spleen, complicato dalla malinconia, con in più la nostalgia, oltre all'ipocondria, e m'arrabbio, m'adiro, sbadiglio e m'annoio, e mi stanco e vado in bestia! Vada al diavolo Iddio
      «Silenzio, dunque, R maiuscola!» riprese Bossuet, che discuteva un argomento giuridico con uno dei presenti impegnato fin quasi al collo in una frase di gergo giudiziario, della quale diamo qui la fine:
      «E per conto mio, sebbene sia a malapena giurista e tutt'al più procuratore dilettante, sostengo che a termini dell'usanza di Normandia, a San Michele e per ogni anno, un Equivalente doveva essere pagato a profitto del signore, salvo gli altrui diritti, da tutti e da ciascuno, tanto dai proprietarî quanto dagli eredi e ciò per ogni enfiteusi, contratto di locazione, bene allodiale, contratti demaniali e ipotecarî.»
      «Echi, ninfe piangenti,» canticchiò Grantaire.
      Vicinissimo a Grantaire, sopra una tavola quasi silenziosa, un foglio di carta, un calamaio e una penna fra due bicchierini indicavano che si andava abbozzando una commedia musicale. Questa impresa era condotta sottovoce e le due teste intente all'opera si toccavano.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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