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      Combeferre la sosteneva fiaccamente, mentre Courfeyrac la batteva in breccia con energia. V'era sulla tavola un disgraziato esemplare della famosa Carta Touquet e Courfeyrac l'aveva afferrato e l'agitava, unendo ai suoi argomenti il fruscio di quel foglio di carta.
      «Prima di tutto, non voglio re. Soltanto sotto il punto di vista economico, non ne voglio: un re è un parassita. Non si hanno re gratis. State a sentire, a proposito del caro prezzo dei re. Alla morte di Francesco I, il debito pubblico in Francia era di trentamila lire di rendita; alla morte di Luigi XIV, era di due miliardi e seicento milioni, da ventotto lire al marco, il che equivaleva nel 1760, stando a Desmarets, a quattro miliardi e cinquecento milioni, ed equivarrebbe, oggi, a dodici miliardi. In secondo luogo, non spiaccia a Combeferre, una carta concessa è un cattivo espediente di civiltà. Salvare la transizione, raddolcire il passaggio, ammortire la scossa e far passare insensibilmente la nazione dalla monarchia alla democrazia, attraverso la pratica delle finzioni costituzionali, sono tutte ragioni detestabili. No, no! Non illuminiamo mai il popolo con una luce falsa! I principî intisichiscono e impallidiscono nelle vostre cantine costituzionali. Né imbastardamenti, né compromessi, né concessioni del re al popolo; in tutte quelle concessioni, v'è un articolo 14. A fianco della mano che dà, v'è l'artiglio che riprende. Rifiuto la vostra carta; una carta è una maschera, sotto la quale si cela la menzogna. Un popolo che accetta una carta abdica.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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