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      Il diritto non è tale se non è intero. No! Niente carta!»
      Era inverno e due ceppi scoppiettavano nel camino. La cosa era tentatrice e Courfeyrac non vi resistette: spiegazzò nel pugno la povera Carta Touquet e la buttò nel fuoco. La carta fiammeggiò. Combeferre guardò filosoficamente ardere il capolavoro di Luigi XVIII e, si contentò di dire:
      «La carta metamorfosata in fiamma.»
      E i sarcasmi, i motti, i doppi sensi, quella cosa francese che si chiama la spigliatezza, quella cosa inglese che si chiama l'humour, il buono e il cattivo gusto, le buone e le cattive ragioni, tutti i razzi matti del dialogo, salendo ad un tempo da ogni angolo della sala e incrociandosi, formavan sopra la testa una specie di giocondo bombardamento.
      V • SI ALLARGA L'ORIZZONTEUna meravigliosa caratteristica dei contrasti fra giovani menti è che non si può mai prevedere la scintilla o indovinarne il lampo. Che cosa sta per scaturire, adesso? Lo si ignora. Uno scoppio di risa parte dalla commozione e, nel momento comico, il serio fa il suo ingresso; le reazioni dipendono dalla prima parola che capita. Lo spirito è sovrano e un lazzo basta, per aprir il campo dall'inatteso; sono colloqui a brusche svolte, in cui la prospettiva cambia all'improvviso; e il caso è il macchinista di quelle conversazioni.
      Un pensiero severo, bizzarramente uscito da un cozzare di frasi, attraversò ad un tratto la mischia verbale in cui giocava confusamente di scherma Grantaire, Behaorel, Pouvaire, Bosuet, Combeferre e Courfeyrac.
      Come fa una frase a sopraggiungere in un dialogo?


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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