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      Al pari di Cromwell, che spegneva una candela ogni due, si recava al Tempio a contrattare un fiocchetto da tenda; vedeva tutto e sapeva tutto, il che non gl'impediva di ridere bonariamente presso la culla del figlioletto. Poi, all'improvviso, l'Europa sgomenta stava in ascolto; si mettevano in marcia eserciti, transitavano parchi d'artiglieria, ponti di barche s'allungavano sui fiumi, nembi di cavalleria galoppavano nell'uragano; e poi grida e squilli di trombe e tremar di troni ovunque: le frontiere dei regni oscillavano sulla carta, si sentiva il fragore d'una spada che usciva dal fodero e si vedeva, lui, ritto in piedi sull'orizzonte, una vampa nella mano e uno splendore negli occhi, che spiegava nel fulmine le sue due ali, la grande armata e la vecchia guardia, ed era l'arcangelo della guerra!»
      Tutti tacevano ed Enjolras chinò il capo. Il silenzio fa sempre un po' l'effetto del consenso o sembra mettere colle spalle al muro; e Mario, quasi senza riprender fiato, continuò con un crescendo d'entusiasmo:
      «Siamo giusti, amici miei! Quale splendido destino, per un popolo, essere l'impero d'un tale imperatore, quando quel popolo è la Francia ed aggiunge il proprio genio a quello di un tal uomo! Apparire e regnare, camminare e trionfare, avere per tappe tutte le capitali, prendere i granatieri e farne dei re, decretar cadute di dinastie, trasfigurare l'Europa al passo di carica, far sì che si senta. quando si minaccia, che si sta mettendo la mano sul pomo della spada di Dio, seguire in un sol uomo Annibale, Cesare e Carlomagno, essere il popolo di uno che congiunge a tutte le vostre albe lo sfolgorante annunzio d'una battaglia vinta, avere per sveglia il cannone degli Invalidi, gettare in abissi di luce parole prodigiose che risplendono per sempre, Marengo, Arcole, Austerlitz, Iena Wagram! fare sbocciare ad ogni momento nello zenit dei secoli costellazioni di vittorie, mettere l'impero francese a riscontro con l'impero romano, esser la grande nazione, e generare la grande armata, far volare su tutta la terra le proprie legioni, come una montagna manda da ogni parte le sue aquile, vincere, dominare, fulminare, essere in Europa una specie di popolo eletto a forza di gloria, suonare attraverso la storia una fanfara da titani, conquistare il mondo due volte affascinandolo dopo averlo sconfitto, ecco una cosa sublime: che cosa è più grande?


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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