«E che sarà di voi?» disse Courfeyrac.
      «Non so nulla.» rispose Mario.
      «Che contate di fare?»
      «Non lo so.»
      «Avete denaro?»
      «Quindici franchi.»
      «Volete che ve ne presti?»
      «Mai.»
      «Avete vestiti?»
      «Ecco.»
      «Gioielli?»
      «Un orologio.»
      «D'argento?»
      «D'oro. Eccolo.»
      «Conosco un rivenditore di vestiti che vi comprerà la finanziera e un paio di calzoni.»
      «Sta bene.»
      «Vi resteranno solo un paio di calzoni, un panciotto, un cappello e una giubba.»
      «E gli stivali.»
      «Come! Non andrete a piedi nudi? Che opulenza!»
      «Mi basterà.»
      «Conosco un orologiaio che vi comprerà l'orologio.»
      «Sta bene.»
      «No, non sta bene. E che farete, dopo?»
      «Tutto quello che occorrerà; almeno, onestamente.»
      «Sapete l'inglese?»
      «No.»
      «Il tedesco?»
      «No.»
      «Tanto peggio.»
      «Perché?»
      «Perché un mio amico, editore, sta facendo una specie di enciclopedia, per la quale avreste potuto tradurre articoli inglesi e tedeschi. È un lavoro mal pagato, ma si vive.»
      «Imparerò il tedesco e l'inglese»
      «E nel frattempo?»
      «Intanto mi mangerò i vestiti e l'orologio.»
      Fatto venire, il rivenditore di vestiti comperò lo spoglio per venti franchi; poi Mario si recò da un orologiaio, che comperò l'orologio per quarantacinque franchi.
      «Non c'è male,» disse Mario a Courfeyrac, mentre rientravano all'albergo. «Coi miei quindici franchi, fanno ottanta.»
      «E il conto dell'albergo?» fece Courfeyrac.
      «To'! Me ne dimenticavo,» disse Mario.
      «Diavolo!» disse Courfeyrac. «Mangerete cinque franchi mentre imparerete l'inglese e cinque mentre imparerete il tedesco. Questo si chiama mandar giù molto alla svelta una lingua e molto lentamente una moneta da cento soldi.