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      Mirabile e terribile prova, dalla quale i deboli escono infami, i forti sublimati: crogiuolo in cui il destino getta un uomo, tutte le volte che vuol avere un furfante o un semidio.
      Poiché molte grandi azioni si compiono nelle piccole lotte. Vi sono coraggi testardi e ignorati che si difendono a palmo a palmo, nell'ombra, contro la fatale invadenza delle necessità e delle turpitudini; nobili e misteriosi trionfi che nessuno sguardo vede, nessuna fama compensa, nessuna fanfara saluta. La vita, la disgrazia, l'isolamento e la povertà sono campi di battaglia che hanno i loro eroi, oscuri talvolta più grandi degli eroi illustri.
      Si creano così risolute e rare nature. La miseria, quasi sempre matrigna, è talvolta madre; le privazioni generano la forza dell'animo e della mente; la penuria è nutrice di fierezza; la disgrazia è un buon latte per i magnanimi.
      Vi fu un momento nella vita di Mario in cui scopava da sé il suo stambugio, comperava un soldo di formaggio di Brie dalla fruttivendola, aspetta che scendessero le tenebre per entrare da un fornaio e comperarvi un pane, che portava, furtivamente nella sua soffitta, come l'avesse rubato. Certe volte, si introduceva quatto quatto nella macelleria sull'angolo, in mezzo alle cuoche motteggiatrici, un giovane impacciato, sotto il braccio dei libri, l'aria timida e aggrondata, che nell'entrare si toglieva dalla fronte imperlata di sudore il cappello e con un profondo saluto alla macellaia stupita e un altro al garzone, chiedeva una costoletta di montone, pagava sei o sette soldi, l'avvolgeva nella carta, se la metteva sotto braccio, fra due libri, e se ne andava.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





Mario Brie