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      Signor conte, grosso come una casa, a codesti sgozzatori di settembre! Il filosofo Sieyès! Debbo rendermi questa giustizia, di non aver mai fatto più caso della filosofia di codesti filosofi che degli occhiali del mascherone di Tivoli! Ho visto un giorno i senatori passare sul lungo Senna Malaquias, in mantelli di velluto viola, seminati d'api e coi cappelli alla Enrico IV: facevano schifo. Sembravano le scimmie della corte della tigre. Cittadini, io vi dichiaro che il vostro progresso è una pazzia, che la vostra umanità è un sogno, che la vostra rivoluzione è un delitto, che la vostra repubblica è un mostro, che la vostra giovane Francia vergine esce dal lupanare; e lo sostengo contro tutti, chiunque siate, foste pure pubblicisti, economisti, giuristi, foste magari più conoscitori di libertà, d'uguaglianza e di fratellanza della mannaia della ghigliottina! Questo vi dico, galantuomini!»
      «Perbacco,» esclamò il luogotenente. «Ecco una cosa meravigliosamente vera!»
      Gillenormand interruppe un gesto che aveva incominciato, si volse, guardò fisso il lanciere Teodulo nel bianco degli occhi e gli disse:
      «Siete un sciocco.»
      LIBRO SESTOCONGIUNZIONE DI DUE STELLE
      I • IL SOPRANNOME: MODO DI FORMARE I COGNOMIMario, a quell'epoca, era un bel giovanotto di media statura, coi folti capelli nerissimi, la fronte alta e intelligente, le nari aperte e frementi, schietto e calmo con un non so che su tutto il volto, altero, pensoso ed innocente. Il suo profilo, dalle linee arrotondate, senz'essere per questo meno marcate, aveva quella dolcezza germanica penetrate nella fisionomia francese attraverso l'Alsazia e la Lorena, e quell'assenza completa d'angoli, che rendeva i sicambri tanto riconoscibili fra i romani e distingue la razza leonina dall'aquilina.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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