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      Gli occhi erano d'un azzurro cupo e profondo, ma in quell'azzurro velato v'era ancora soltanto lo sguardo d'una bimba. Guardò Mario con indifferenza, come avrebbe guardato il bambino che correva sotto i sicomori o il vaso di marmo che dava ombra alla panca; e Mario, da parte sua, continuò la passeggiata, pensando ad altro. Passò ancora quattro o cinque volte vicino alla panca su cui stava la giovinetta, ma senza neppure volgere gli occhi verso di lei.
      I giorni seguenti, come al solito, ritornò al Lussemburgo e, come al solito, trovò «il padre e la figlia,»; ma non vi badò più e non pensò a quella fanciulla fattasi bella più di quanto non v'avesse pensato quando era brutta. Passava sempre vicinissimo alla panca dov'ella si trovava, perché era sua abitudine.
      III • EFFETTO DI PRIMAVERAUn giorno l'aria era tepida, il Lussemburgo inondato d'ombra e di sole, il cielo puro, come se gli angeli l'avessero lavato al mattino, i passeri emettevano piccole stride nel folto dei castagni e Mario aveva aperto tutta l'anima alla natura senza pensare a nulla: viveva e respirava. Passò vicino a quella panca, la giovinetta levò gli occhi su lui ed i loro sguardi s'incontrarono.
      Che c'era stavolta, nello sguardo della fanciulla? Mario non avrebbe saputo dirlo. V'era nulla e tutto: fu come uno strano lampo.
      Ella abbassò gli occhi, egli proseguì la sua via.
      Quel che aveva visto, non era l'occhio ingenuo e semplice d'una bimba, ma un abisso misterioso, che s'era socchiuso e poi rinserrato bruscamente.
      V'è un giorno in cui ogni fanciulla guarda in quel modo.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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