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      Aveva nelle orecchie un fischio acuto; mentre s'andava avvicinando alla panca, tirava le pieghe della giubba ed il suo sguardo si fissava sulla giovinetta. Gli sembrava che ella riempisse tutta l'estremità del viale d'un vago splendore celeste.
      A mano a mano che s'avvicinava, rallentava il passo sempre più; ad una certa distanza dalla panca, assai prima di giungere all'estremità del viale, si fermò e, non sapeva neppur lui perché gli accadde di ritornare sui suoi passi. Non disse nemmeno a se stesso che in tal modo non andava fino in fondo; e fu molto se la giovinetta poté scorgerlo da lungi e vedere il suo bell'aspetto nell'abito nuovo. Pure, egli camminava impettito, per fare bella figura nel caso in cui qualcuno, da tergo, l'avesse guardato.
      Raggiunse l'estremità opposta, poi tornò indietro. Stavolta,si avvicinò un poco più alla panca e giunse fino ad una distanza di tre intervalli d'alberi ma sentì come una impossibilità di proseguire ed esitò: aveva creduto di vedere il volto della giovinetta sporgersi verso di lui. Fece tuttavia uno sforzo virile e violento, domò l'esitazione e proseguì. Pochi secondi dopo, passava davanti alla panca, diritto e deciso, rosso fino alle orecchie, senza osar gettare uno sguardo a destra o a sinistra, la mano infilata nella giubba, come un uomo di stato. Nel momento in cui passò sotto il tiro della fortezza provò uno spaventoso batticuore. Ella aveva, come il giorno precedente, l'abito di damasco e il cappello di crespo. Egli sentì una voce ineffabile che doveva essere la «sua». Discorreva tranquillamente; quant'era graziosa!


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886