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      A Mario parve che quell'essere avesse l'aria assai soddisfatta, e persino che il vecchio cinico, mentre gli zoppicava accanto, gli avesse rivolto una strizzatina d'occhio molto fraterna e allegra, come se per un caso potessero esser d'accordo in qualche buona ventura. Che aveva, dunque, per esser tanto contento, quel rudere di Marte? Che cos'era accaduto fra quella gamba di legno e Mario? Questi giunse al parossismo della gelosia: «Forse, era presente!» disse fra sé, ed ebbe voglia di sterminare l'invalido.
      Coll'aiuto del tempo, ogni punta si smussa. Questa collera di Mario verso «Ursula», per giusta e legittima che fosse, passò, ed egli finì col perdonare, ma fu un grande sforzo. Le tenne il broncio tre giorni.
      Nel frattempo, attraverso tutto ciò e appunto per ciò, la passione cresceva e diventava folle.
      IX • ECCLISSISi è visto in qual modo Mario avesse scoperto o creduto di scoprire che Ella si chiamava Ursula.
      L'appetito viene amando. Sapere che si chiamava Ursula era già molto; ma era ormai poco. Mario, in tre o quattro settimane, aveva divorato quella felicità e ne volle un'altra: volle sapere dove abitasse.
      Aveva già commesso un primo errore, quello di cadere nell'imboscata della panca del Gladiatore; ne aveva commesso un secondo non fermandosi al Lussemburgo quando il signor Leblanc vi veniva da solo. Ne fece un terzo, immenso: seguì «Ursula
      Ella abitava in via dell'Ovest, nel punto meno frequentato della via, in una casa nuova a tre piani, d'apparenza modesta.
      Da quel momento, Mario aggiunse alla felicità di vederla al Lussemburgo quella di seguirla fino a casa.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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