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      Quand'ella uscì, ebbe un solo pensiero, quello di seguirla, di rintracciarla e non lasciarla se non quando avesse saputo dove abitasse, di non riperderla almeno, dopo averla così miracolosamente ritrovata. Balzò giù dal cassettone ed afferrò il cappello; ma nel momento in cui metteva la mano al pomo della serratura e stava per uscire, una riflessione lo fermò. Il corridoio era lungo, la scala ripida, Jondrette chiacchierone, e certo il signor Leblanc non era ancor risalito in carrozza; se si fosse voltato nel corridoio o sulla scala o sulla soglia, avrebbe scorto Mario in quella casa, si sarebbe evidentemente allarmato e avrebbe cercato di sfuggirgli ancora, e ancor una volta, tutto sarebbe stato finito. Che fare? Aspettare un poco? Ma intanto la carrozza poteva partire. Mario era perplesso, alla fine s'arrischiò e uscì dalla camera.
      Non v'era più nessuno nel corridoio. Corse alla scala: nessuno. Scese in fretta e giunse sul boulevard in tempo per vedere una carrozza da piazza girare l'angolo della via del Petit Banquier e avviarsi verso il centro.
      Mario si precipitò in quella direzione. Giunto all'angolo del viale rivide la carrozza che scendeva rapidamente via Mouffetard; era già lontana, né v'era mezzo di raggiungerla. E allora? Correrle dietro? Impossibile; del resto, dalla carrozza avrebbero notato certo un individuo correre a perdifiato dietro al veicolo e il padre l'avrebbe riconosciuto. In quel momento, caso inaudito e meraviglioso, Mario scorse una vettura da piazza, vuota, che passava sul viale.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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