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      «Che roba è, questa?» chiese il signor Leblanc.
      Jondrette esclamò:
      «Un dipinto d'autore, un quadro di gran pregio, mio benefattore! Ci tengo come alle mie figlie e mi richiama alla mente tanti ricordi! Ma ho detto e non mi disdico: sono tanto disgraziato, che me ne sbarazzerò.»
      Fosse caso o ch'egli incominciasse a provare un principio d'inquietudine, mentre esaminava il quadro, lo sguardo del signor Leblanc tornò verso il fondo della camera. V'erano in essa, ormai, quattro uomini, tre seduti sul letto ed uno in piedi, vicino allo stipite dell'uscio, tutt'e quattro a braccia nude, immobili, col volto impiastricciato di nero. Uno dei tre sul letto s'appoggiava al muro, cogli occhi chiusi, e si sarebbe detto dormisse; era vecchio, e i suoi capelli bianchi, sopra il viso nero, erano orribili. Gli altri due parevan giovani: uno era barbuto e l'altro chiomato. Nessuno aveva scarpe; chi non aveva calze era a piedi nudi.
      Jondrette notò che lo sguardo del signor Leblanc si fissava su quegli uomini.
      «Sono amici; frequentano la nostra famiglia,» disse. «Sono sporchi di nero perché lavorano nel carbone. Non ve ne occupate mio benefattore e comperatemi il quadro; abbiate pietà della mia miseria. Non ve lo venderò a caro prezzo. Quanto lo stimate?»
      «Ma,» disse il signor Leblanc, guardando Jondrette bene negli occhi e come un uomo che si mette sulla difesa «è qualche insegna d'osteria. Potrà valere tre franchi.»
      Jondrette rispose con dolcezza:
      «Avete con voi il portafoglio? Mi contenterò di mille scudi.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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