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      «Pronta.»
      «Con due buoni cavalli?
      «Ottimi.»
      «E aspetta dove ho detto?»
      «Sì.»
      «Bene,» disse Jondrette.
      Il signor Leblanc era pallidissimo. Osservava tutto nella tana, intorno a lui, come un uomo che capisca dov'è caduto, e la sua testa volta alternativamente verso tutte quelle che lo circondavano, gli si muoveva sul collo con una lentezza attenta e stupita; ma non v'era nulla, nel suo aspetto, che assomigliasse alla paura. S'era fatto della tavola un trinceramento improvvisato e quell'uomo, che un momento prima aveva solo l'aria d'un buon vecchio, era divenuto d'un subito una sorta d'atleta e appoggiava il pugno robusto sullo schienale della sedia, con un gesto terribile e sorprendente.
      Quel vecchio, così risoluto e coraggioso davanti al pericolo, sembrava una di quelle persone altrettanto coraggiose quanto buone, naturalmente, e con semplicità. Il padre d'una donna da noi amata non è mai un estraneo; e Mario si sentì fiero di quello sconosciuto.
      Tre degli uomini dalle braccia nude dei quali Jondrette aveva detto: Sono fuochisti, avevan preso nel mucchio di ferraglie, uno una gran cesoia, l'altro una leva e il terzo un martello e s'eran messi attraverso l'uscio senza profferir parola. Il vecchio era rimasto sul letto ed aveva solo aperto gli occhi, mentre la Jondrette gli si era seduta al fianco.
      Mario pensò che fra pochi secondi sarebbe giunto il momento d'intervenire e alzò la destra verso il soffitto, in direzione del corridoio, pronto a lasciar partire la pistolettata.
      Jondrette, finito il suo colloquio coll'uomo dal randello, si voltò nuovamente verso Leblanc e gli ripetè la domanda, accompagnandola con quella sua risata bassa, smorzata e terribile:


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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