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      Quando Thénardier ebbe ripreso fiato, piantò su Leblanc gli occhi iniettati di sangue e gli disse con voce bassa e breve:
      «Che cos'hai da dire, prima che ti facciamo bruciare?»
      Leblanc taceva; e in quel silenzio, una voce sguaiata lanciò dal corridoio codesto grottesco sarcasmo:
      «Se c'è da spaccar legna, sono qua io!»
      Era l'uomo dal maglio che si distraeva. Nello stesso istante una faccia irsuta e terrea apparve sull'uscio, con una risata spaventosa, che, più che denti, metteva in mostra dei veri uncini:
      «Perché ti sei levata la maschera?» gli gridò Thénardier furioso.
      «Per ridere,» ribatté l'uomo.
      Per qualche momento, pareva che Leblanc seguisse e spiasse tutti i gesti di Thénardier il quale, accecato e abbagliato dalla sua ira, andava e veniva nel covo, colla fiducia di chi sente la porta custodita, armato, ha in pugno un uomo disarmato, e sa d'essere in nove contro uno, supponendo che la Thénardier contasse soltanto per uno; durante la sua apostrofe all'uomo del maglio, egli voltava le spalle a Leblanc.
      Questi colse il momento, respinse col piede la sedia, col pugno la tavola e con un balzo solo, con prodigiosa agilità, prima che Thénardier avesse avuto il tempo di voltarsi, era alla finestra. Aprirla, balzare sul davanzale e scavalcarlo fu una cosa d'un secondo, era già mezzo fuori, quando sei pugni robusti l'afferrarono e lo ricondussero energicamente nella tana. I tre "fuochisti", s'eran gettati su di lui: contemporaneamente, la Thénardier l'aveva preso per i capelli.
      Allo scalpiccìo che si produsse, gli altri banditi accorsero dal corridoio.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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