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      » riprese Bigrenaille.
      «Dalla finestra,» rispose Thénardier. «Dal momento che Eponina ha gettato il sasso attraverso la finestra, vuol dire che la casa non è circondata, da quella parte.»
      La maschera dalla voce di ventriloquo depose a terra la grossa chiave, alzò le braccia in aria e chiuse tre volte rapidamente le mani, senza dire una parola. Fu come il segnale di combattimento in un equipaggio; i briganti che tenevano il prigioniero lo lasciarono libero e in un batter d'occhi la scala di corda fu svolta fuori della finestra e solidamente attaccata al davanzale, per mezzo di due ganci di ferro.
      Il prigioniero non faceva attenzione a quanto si svolgeva intorno a lui; sembrava che meditasse o pregasse.
      Non appena la scala fu fissata, Thénardier gridò:
      «Vieni, padrona!»
      E si precipitò verso la finestra; ma, mentre stava per scavalcarla, Bigrenaille l'afferrò rudemente per il bavero.
      «Non così, dunque, vecchio burlone! Dopo di noi!»
      «Dopo di noi!» urlarono i banditi.
      «Siete tanti ragazzi,» disse Thénardier. «Stiamo perdendo il tempo, mentre i birri ci sono alle calcagna.»
      «Ebbene,» disse uno dei banditi, «tiriamo a sorte a chi passerà per primo.»
      Thénardier esclamò:
      «Siete pazzi? Vi dà di volta il cervello? Che razza di stupidi! Perdere il tempo, vero? Tirare a sorte? Al dito bagnato? O alla paglia più corta? Oppure, scrivere i nostri nomi e metterli in un berretto?...»
      «Volete il mio cappello?» gridò una voce sulla soglia.
      Tutti si voltarono. Era Javert, che teneva in mano il cappello e lo porgeva, sorridendo.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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