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      Il corpo si perdeva nell'ombra e le si vedeva solo la testa; si sarebbe detta la maschera della Decrepitezza, ritagliata da un fil di luce nelle tenebre. Il fanciullo l'osservò.
      «La signora,» disse «non ha il genere di bellezza che mi conviene.»
      E continuò il suo cammino, tornando a cantare:
     
      Il re Colpodizoccolo
      A caccia un dì era andato,
      Alla caccia dei corvi...
     
      Alla fine di questi tre versi s'interruppe. Era giunto al numero 50-52 e, trovando la porta chiusa, incominciò a percuoterla a pedate, rimbombanti ed eroiche, che rivelavan piuttosto le scarpe da uomo ch'egli portava, che i piedi da bimbo che aveva.
      Intanto, quella vecchia incontrata sull'angolo della via Petit Banquier gli correva dietro, emettendo grida e prodigando gesti smisurati.
      «Che c'è? Che c'è? Signore Iddio! Sfondano la porta! Sfondano la casa!»
      Le pedate continuavano e la vecchia si spolmonava.
      «Si concian le case in questo modo, ora?»
      Ad un tratto si fermò. Aveva riconosciuto il monello.
      «Come! È questo demonio?»
      «To'! È la vecchia,» disse il fanciullo. «Buon giorno, mamma Burgon; vengo a vedere i miei antenati.»
      La vecchia rispose, con una smorfia composita, mirabile improvvisazione dell'odio che trae partito dalla caducità e dalla bruttezza, che andò malauguratamente perduta nell'oscurità:
      «Non c'è nessuno, brutto muso.»
      «O bella!» riprese il fanciullo. «E dov'è mio padre, allora?»
      «Alla Force
      «To'! E mia madre»
      «A Saint-Lazare
      «Benone! E le mie sorelle?»
      «A La Madeleine
      Il fanciullo si grattò la parte posteriore dell'orecchio, guardò mamma Burgon e disse:


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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