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      Quali sono le qualità d'una dinastia? Essa dev'essere nazionale, ossia rivoluzionaria a distanza, non per atti commessi, ma per fatti accettati; e deve comporsi di passato, cioè essere storica e d'avvenire, cioè esser simpatica.
      Tutto questo spiega perché le prime rivoluzioni si contentino di trovare un uomo, Cromwell o Napoleone, e perché le seconde vogliano assolutamente trovare una famiglia, la casa di Brunswik o quella d'Orléans.
      Le case reali assomigliano a quei fichi d'India, ogni ramo dei quali, curvandosi fino a terra, vi prende radice e diventa un altro fico. Ogni ramo può divenire una dinastia, a patto che si curvi fino al popolo. Questa è la teoria degli abili.
      Ecco, dunque, la grande arte: far sì che un successo dia un po' il suono d'una catastrofe, affinché coloro che ne approfittano ne tremino pure, condir di paura il passo fatto, aumentare la curva della transizione fino a rallentare il progresso, velare quell'aurora, denunciare e impiccolire le asprezze dell'entusiasmo, smussare gli angoli e le unghie, ovattare il trionfo, imbacuccare il diritto, ravvolgere il gigante popolo nella flanella e metterlo subito a letto, imporre la dieta a quell'eccesso di salute, metter Ercole sotto trattamento di convalescenza, diluire l'avvenimento nell'espediente, offrire agli spiriti assetati d'ideale quel nettare allungato col decotto, prendere le precauzioni contro un eccesso di riuscita, circondare la rivoluzione con un paralume.
      Il 1830 praticò questa teoria, già applicata all'Inghilterra dal 1688.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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