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      Figlio d'un padre al quale la storia accorderà certo le circostanze attenuanti, ma altrettanto degno di stima, quanto il padre era stato di biasimo; adorno di tutte le virtù private e di parecchie pubbliche, preoccupato della sua salute, della sua fortuna, della sua persona e dei suoi affari, capace di valutare un minuto, se non sempre un anno; sobrio, sereno, tranquillo, paziente, brav'uomo e buon principe, avvezzo a condividere il letto colla moglie e approfittandone per tener nel palazzo alcuni domestici, incaricati di far vedere il letto coniugale ai borghesi, ostentazione di alcova regolare divenuta utile dopo le antiche esibizioni illegittime del ramo principale; conoscitore di tutte le lingue d'Europa e, ciò ch'è più raro, di tutti i linguaggi di tutti gli interessi, ch'egli parlava; mirabile rappresentante della «classe media», ch'egli però superava, essendo in ogni modo più grande di essa; dotato dell'ottimo criterio, pur apprezzando il sangue dal quale usciva, di far contro di sé per il suo valore intrinseco e, perfino circa la questione della razza, di dichiararsi Orléans e non Borbone; primissimo principe del sangue, finché non era stato che altezza serenissima, ma borghese completo il giorno in cui fu maestà; espansivo in pubblico e conciso nell'intimità; avaro segnalato, ma non dimostrato; in fondo, uno di quegli economi facilmente prodighi per il loro capriccio o per il loro dovere; letterato e poco sensibile alle lettere; gentiluomo, ma non cavaliere; semplice, calmo e forte, adorato dalla famiglia e dalla servitù; parlatore affascinante, uomo di stato non facile alle illusioni, interiormente freddo, dominato dall'interesse immediato, che governava sempre più da vicino possibile, incapace di rancore e di riconoscenza, logorava senza pietà le menti superiori nelle cose mediocri, abile a far dar torto dalle maggioranze parlamentari a quelle unanimità misteriose che rumoreggiano sordamente sotto i troni; espansivo e talvolta imprudente nella sua espansione, ma d'una meravigliosa abilità in quell'imprudenza; fertile d'espedienti, di volti e di maschere; abilissimo a far paura alla Francia coll'Europa e all'Europa colla Francia; incontestabilmente amante del proprio paese, al quale, però, preferiva la famiglia; pronto più ad apprezzare il dominio dell'autorità, e l'autorità della dignità, disposizione con questo di funesto, che, impiegando ogni cosa a raggiungere il successo, ammette l'astuzia e non ripudia assolutamente la bassezza, ma profittevole perché preserva la politica dagli urti violenti, lo stato dalle fratture e la società dalle catastrofi; minuzioso, corretto, vigile, attento, sagace, infaticabile: talvolta in contraddizione con se stesso, fino a smentirsi; coraggioso contro l'Austria ad Ancona, testardo contro l'Inghilterra in Spagna; altrettanto deciso a bombardare Anversa ed a pagare Pritchard; convinto cantore della Marsigliese; inaccessibile all'abbattimento, alle stanchezze, al gusto del bello e dell'ideale, alle generosità temerarie, all'utopia, alla chimera, alla collera, alla vanità, al timore; dotato di ogni forma di coraggio personale; generale a Valmy, soldato a Jemmapes; toccato otto volte dal regicidio e sempre sorridente; eroico come un granatiere, coraggioso come un pensatore; inquieto soltanto davanti alle probabilità d'un sommovimento europeo e disadatto alle grandi avventure politiche; sempre pronto a porre in rischio la vita e mai l'opera sua; pronto a travestire la propria volontà da influenza, per esser piuttosto ubbidito come intelligenza che come re; dotato d'osservazione e non di divinazione; poco attento alle menti, ma conoscitore degli uomini, che è quanto dire costretto a vedere per giudicare; buon senso pronto e penetrante, saggezza pratica, parola facile e memoria prodigiosa; sempre pronto ad attingere senza posa a quella memoria, unico suo punto di somiglianza con Cesare, Alessandro e Napoleone; conoscitore dei fatti, dei particolari, delle date, dei nomi proprî; ignorante di quanto riguarda le tendenze, le passioni, le predisposizioni varie della folla, le aspirazion


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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