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      Come si vede, fatta la sottrazione, la responsabilità del re diviene minore.
      Ecco la sua grande colpa: esser stato modesto in nome della Francia.
      E donde viene questa colpa? Diciamolo.
      Luigi Filippo è stato un re troppo padre: questa incubazione d'una famiglia che si vuol far chiudere sotto forma di dinastia ha paura di tutto e non intende esser disturbata; da ciò le eccessive timidezze, importune ad un popolo che ha il 14 luglio nella tradizione civile e Austerlitz nella tradizione militare.
      Del resto, se si fa astrazione dai pubblici doveri, che voglion esser adempiuti per i primi, questa profonda tenerezza di Luigi Filippo verso la sua famiglia era meritata. Quel gruppo domestico era mirabile e le virtù vi stavano a contatto con gl'ingegni. Una delle figlie di Luigi Filippo, Maria d'Orléans, portava il nome della sua razza fra gli artisti, come Carlo d'Orléans l'aveva portato fra i poeti; e aveva fatto della sua anima un marmo, che aveva chiamato Giovanna d'Arco. Due figli di Luigi Filippo avevan strappato a Metternich questo elogio demagogico: Sono giovani come non se ne vedono mai e principi quali se ne vedon pochissimi.
      Ecco, senza nulla dissimulare, ma anche senza nulla aggravare, il vero Luigi Filippo.
      Essere il principe égalité, portare in sé la contraddizione della restaurazione e della rivoluzione, avere quell'aspetto inquietante del rivoluzionario, che diventa rassicurante nel governante, fu la fortuna di Luigi Filippo nel 1830; non vi fu mai più completo adattamento d'un uomo ad un evento; l'uno entrò nell'altro e si produsse l'incarnazione.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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