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      La regalità di luglio s'impennava suo malgrado in mezzo alla muta dei gabinetti europei: e Metternich le avrebbe messo volentieri le pastoie. Spinta in Francia dal progresso, essa spingeva in Europa le monarchie, che son tardigrade: rimorchiata, rimorchiava.
      Intanto, all'interno, pauperismo, proletariato, salario, educazione, penalità, prostituzione, destino della donna, ricchezza, miseria, produzione, consumo, ripartizione, scambio, moneta, credito, diritto del capitale, diritto del lavoro, tutte queste questioni s'andavan moltiplicando al disopra della società, formando uno strapiombo terribile.
      All'infuori dei partiti politici propriamente detti, un altro movimento si manifestava e al fermento democratico rispondeva il fermento filosofico; gli eletti si sentivano turbati ai pari della folla. In modo diverso, ma altrettanto.
      Taluni pensatori meditavano, mentre il suolo, ossia il popolo, attraversato dalle correnti rivoluzionarie, tremava sotto di essi con non so quali vaghe scosse epilettiche. Questi pensatori, gli uni isolati, gli altri riuniti in famiglie e quasi in comunioni, agitavan le questioni sociali, pacificamente, ma profondamente; minatori impassibili, addentravano tranquillamente le loro gallerie nelle profondità d'un vulcano, a mala pena disturbati dalle sorde commozioni e dalle fornaci intraviste.
      Questa tranquillità non era certo lo spettacolo meno bello di quell'epoca.
      Quegli uomini lasciavano ai partiti politici la questione del diritto; essi s'occupavano del problema della felicità. Il benessere degli uomini: ecco quel che volevano estrarre dalla società.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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