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      Essi elevavan le questioni materiali, dell'agricoltura, dell'industria e del commercio, quasi alla dignità d'una religione. Nella civiltà così com'è fatta, un poco da Dio e molto dall'uomo, gli interessi si combinano, si aggregano e s'amalgamano in modo da formare una vera roccia dura, secondo una legge dinamica pazientemente studiata dagli economisti, geologi della politica.
      Questi uomini, che si raggruppavano sotto diversi appellativi, ma posson tutti venir indicati sotto il titolo generico di socialisti, cercavan di forare quella roccia e di farne scaturire le vive acque della felicità umana. Dal problema del patibolo a quello della guerra, le loro trattazioni abbracciavan tutto; al diritto dell'uomo, proclamato dalla rivoluzione francese, essi aggiungevano il diritto della donna e del fanciullo.
      Nessuno si stupirà se, per varie ragioni, non tratteremo qui a fondo, dal punto di vista teorico, le questioni sollevate dal socialismo. Ci limiteremo ad indicarle.
      Tutti i problemi che i socialisti si proponevano posson esser risolti, scartando le visioni cosmogoniche, la fantasticheria e il misticismo, a due principali.
      Primo: produrre la ricchezza.
      Secondo: ripartirla.
      Il primo problema contiene la questione del lavoro; il secondo la questione del salario. Nel primo problema si tratta dell'impiego delle forze, nel secondo della distribuzione dei profitti.
      Dal buon impiego delle forze risulta la pubblica potenza. Dalla buona distribuzione dei profitti risulta la felicità individuale.
      Per buona distribuzione, si deve intendere non già distribuzione uguale, ma equa.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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