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      Noialtri sapremo il giorno solo due ore prima. Un operaio diceva: Siamo trecento: mettiamo ciascuno dieci soldi ed avremo centocinquanta franchi per fabbricare palle e polvere. Un altro diceva: Non chiedo sei mesi, non ne chiedo due. Entro quindici giorni saremo alla pari col governo; con venticinquemila uomini si può fargli fronte. Un altro ancora: Io non vado a letto, perché di notte faccio cartucce. Di tanto in tanto, uomini «dall'aspetto borghese e ben vestiti» sopraggiungevano «dandosi delle arie» con l'apparenza «di comandare», davan qualche stretta di mano ai più importanti e se ne andavano; non restavan mai più di dieci minuti. Si scambiavano a bassa voce frasi significative: Il complotto è maturo, la faccenda è a punto. «Era sussurato da tutti i presenti», per riferire la precisa espressione d'uno degli astanti. L'esaltazione era tale, che un giorno, in piena taverna, un operaio gridò: Non abbiamo armi! e un suo compagno gli rispose: I soldati le hanno, parodiando così, senza saperlo, il proclama di Bonaparte all'esercito d'Italia. «Quando avevano qualche cosa di più segreto», aggiunge un rapporto, «non se lo comunicavano laggiù». Non si capisce che cosa potessero nascondere, dopo aver detto quel che dicevano.
      Talvolta, le riunioni erano periodiche; a talune di esse non si era mai in più di otto o dieci, e sempre gli stessi. In altre, entrava chi voleva e la sala era tanto piena, che bisognava stare in piedi. Gli uni vi si trovavano per entusiasmo e per passione, gli altri perché era sulla loro strada, per andare al lavoro.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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