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      Egli crede di poter risalire con facilità e va dicendosi che, dopo tutto, è la stessa cosa. Errore!
      Il pensiero è il lavoro dell'intelligenza e la fantasticheria ne è la voluttà. Sostituire il pensiero colla fantasticheria significa confondere un veleno con un alimento.
      Mario, come si ricorderà, aveva incominciato così. Poi era sopravvenuta la passione che aveva finito di precipitarlo nelle chimere senza oggetto e senza fondo, in quello stato durante il quale si esce da se stessi solo per entrare nel sogno; oziosa procreazione, baratro tumultuoso e stagnante. E a mano a mano che il lavoro diminuiva, i bisogni crescevano. Questa è una legge: l'uomo sognatore è naturalmente prodigo e fiacco; e la mente rilassata non può tenere la vita a stecchetto. V'è in questo modo di vivere, bene misto al male; poiché, se il languore è funesto, la generosità è sana e buona. Ma l'uomo povero, generoso e nobile, che non lavori, è perduto; i mezzi vengon meno e le necessità sorgono.
      Fatale pendìo, sul quale i più onesti e i più risoluti sono spinti al pari dei deboli e dei viziosi e che fa capo a una di queste due aperture, il suicidio o il delitto. A forza d'uscire per recarsi a sognare, viene il giorno in cui si esce per andarsi ad annegare.
      L'eccesso del sogno produce gli Escousse e i Lebras.
      Mario scendeva quella china a lenti passi, cogli occhi fissi su colei che non vedeva più. Quello che scriviamo sembra strano, eppure è vero; il ricordo d'un essere assente s'accende nelle tenebre del cuore, e quanto più è scomparso, tanto più splende; l'anima disperata ed oscura vede quella luce sul suo orizzonte, stella della notte interiore.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





Escousse Lebras