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      Pure, non si scoraggiava. Aveva ottenuto un pezzo di terreno al Giardino Zoologico, in buona esposizione, per farvi «a sue spese» i suoi esperimenti sull'indaco; e a tale scopo aveva portato le lastre della Flora al monte di pietà. Aveva ridotto la colazione a due uova, lasciandone uno alla vecchia serva, alla quale non pagava più lo stipendio da quindici mesi e, spesso, la colazione era il suo unico pasto. Non rideva più del suo riso infantile, s'era fatto cupo e non riceveva più visite. Mario faceva bene a non pensar più di recarsi da lui; talvolta, nell'ora in cui Mabeuf si recava al Giardino Zoologico, il vecchio e il giovane s'incontravano sul boulevard dell'Ospedale; non si parlavano e si facevano un triste cenno del capo. Com'è straziante veder giungere un momento in cui la miseria isola! Di due amici che si era, ecco che si diviene due passanti.
      Il libraio Royol era morto e Mabeuf conosceva soltanto i suoi libri, il suo giardino e il suo indaco; eran le tre forme che avevan prese per lui la felicità, il piacere e la speranza. Ciò gli bastava per vivere ed andava dicendo fra sé: «Quando avrò ottenuto le mie palline celesti, sarò ricco; ritirerò le mie lastre dal monte di pietà, rimetterò di moda la Flora colla ciarlataneria, la grancassa e gli annunci sui giornali e comprerò, so ben io dove, un esemplare dell'Arte di navigare, di Pietro di Medina, con incisioni in legno, del 1559.» Nell'attesa, lavorava tutto il giorno al suo riquadro d'indaco e rincasava la sera, per inaffiare il giardino e leggere i suoi libri.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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