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      Recatevi laggiù; non è difficile incontrarlo.»
      Quando Mabeuf si rialzò, non v'era più nessuno; la ragazza era sparita. Egli ebbe decisamente un po' di paura.
      «In verità,» pensò «se il mio giardino non fosse inaffiato, crederei trattarsi d'uno spirito.»
      Un'ora più tardi, quando fu coricato, la cosa gli tornò alla memoria; e mentre stava addormentandosi, in quel torbido istante in cui il pensiero, simile a un uccello favoloso che si muta in pesce per traversare il mare, prende a poco a poco la forma di sogno, per traversare il sonno, diceva confusamente a se stesso:
      «A conti fatti, questa faccenda assomiglia molto a quel che La Rubaudière racconta dei folletti. Che fosse un folletto?»
      IV • APPARIZIONE A MARIOPochi giorni dopo la visita d'uno «spirito» a papà Mabeuf, un mattino (era un lunedì, il giorno della moneta da cento soldi che Mario prendeva a prestito da Courfeyrac), Mario aveva messo quella moneta da cento soldi in tasca e, prima di portarla alla cancelleria, era andato «a passeggiare un poco», sperando che al ritorno ciò gli avrebbe permesso di lavorare. Del resto, era sempre così; appena alzato, sedeva davanti a un libro e a un foglio di carta, per buttar giù in fretta qualche traduzione. A quell'epoca, aveva per incarico la traduzione in francese d'una celebre disputa fra tedeschi, la controversia fra Gans e Savigny; ed egli prendeva Savigny, prendeva Gans, leggeva quattro righe, cercava di scriverne una e non poteva, perché vedeva una stella fra sé e il foglio. Allora s'alzava dalla sedia, dicendo «Uscirò. Ciò mi metterà in vena di lavoro.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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