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      Quell'uomo semplice bastava al pensiero di Cosette, così come quel giardino selvatico al suo sguardo. Quando aveva ben bene inseguito le farfalle, ella gli si faceva presso, tutta ansante, e diceva: «Oh, come ho corso!» Ed egli la baciava in fronte.
      Cosette adorava il buon vecchio e gli era sempre alle calcagna. Dov'era Jean Valjean si stava bene. E siccome egli non abitava né il padiglione né il giardino, ella si trovava meglio nel cortile posteriore che non nel recinto dei fiori, meglio nel bugigattolo ammobiliato colle sedie impagliate che nel grande salotto dalle pareti tappezzate, contro le quali poggiavano poltrone imbottite. Valjean le diceva talvolta, sorridendo per la felicità d'essere importunato: «Ma va' a casa tua! Lasciami dunque un po' solo!»
      Ed ella gli faceva certe incantevoli sgridate tenere, di quelle che hanno tanta grazia, quando risalgono dalla figlia al padre.
      «Papà, ho molto freddo in casa vostra. Perché non mettete qui un tappeto e una stufa?»
      «Cara bambina, vi sono tanti che valgon più di me e che non hanno neppure un tetto sopra la testa.»
      «E allora, perché da me v'è il fuoco e tutto quel che occorre?»
      «Perché tu sei una donna e una bambina.»
      «To'! Dunque gli uomini debbono aver freddo e star male?»
      «Certi uomini, sì.»
      «Bene. Verrò qui tanto di frequente, che sarete ben costretto ad accendervi il fuoco.»
      Ella gli diceva inoltre:
      «Papà, perché mangiate questo brutto pane?»
      «Perché sì, figlia mia.»
      «Ebbene, se lo mangiate voi, la mangerò anch'io.»
      E allora, perché Cosette non mangiasse pan nero, Valjean mangiava pane bianco.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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