Pagina (1153/1886)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Era prudenza? Era rispetto? Era il timore di affidare quel nome alle eventualità di un'altra memoria, che non fosse la sua?
      Finché Cosette era stata piccina, Valjean le aveva volentieri parlato di sua madre; quando fu giovinetta, gli fu impossibile; gli sembrava di non osar più farlo. Era per via di Cosette o per via di Fantine? Egli provava una specie di religioso orrore a far entrare quell'ombra nel pensiero di Cosette ed a metter la morta a parte dei loro destini. Più quell'ombra gli era sacra e più gli sembrava terribile; pensava a Fantine e si sentiva oppresso dal silenzio; vedeva vagamente nelle tenebre qualche cosa che assomigliava a un dito sulle labbra. Tutto quel pudore ch'era stato in Fantine e che, durante la vita di lei, ne era violentemente uscito, era forse tornato, dopo la sua morte, a posarsi su di lei, a vegliare, indignato, sulla pace di quella morta e, selvatico, a custodir quella tomba? E Jean Valjean, a sua insaputa, ne subiva la pressione? Noi, che crediamo nella morte, non siamo di coloro che rigettino questa misteriosa spiegazione; da ciò l'impossibilità di pronunciare, fosse pure per Cosette, quel nome: Fantine.
      Un giorno, Cosette gli disse:
      «Papà, questa notte ho visto mia madre in sogno. Aveva due ali grandi grandi. Durante la sua vita, mia madre deve aver raggiunto la santità.»
      «Nel martirio,» rispose Valjean.
      Del resto, Jean Valjean era felice.
      Quando Cosette usciva con lui, gli si appoggiava sul braccio, fiera, felice, nella pienezza dell'affetto; e Valjean, a tutti quei segni d'una tenerezza così esclusiva e così soddisfatta, sentiva il suo pensiero struggersi nella delizia.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





Cosette Valjean Cosette Fantine Cosette Fantine Fantine Jean Valjean Cosette Fantine Cosette Valjean Jean Valjean Cosette Valjean