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      Era un caso, forse, anzi, certo; ma un caso temibile.
      Non apriva mai bocca su quello sconosciuto, con Cosette. Pure, un giorno non poté trattenersi, e con quell'incerta disperazione che bruscamente scandaglia la propria infelicità, le disse: «Che aria pedante ha, quel giovane!»
      Cosette, un anno prima, bimba indifferente, avrebbe risposto: «Ma no, che è grazioso!» Dieci anni dopo, coll'amore di Mario nel cuore, avrebbe risposto: «Pedante e insopportabile a vedersi! Avete proprio ragione!» Nel momento della vita e del cuore che stava attraversando, si limitò a rispondere con calma suprema: «Quel giovane laggiù?» come se lo vedesse allora per la prima volta.
      «Come sono sciocco!» pensò Jean Valjean. «Non l'aveva ancor notato e sono stato io ad indicarglielo!»
      Oh, semplicità dei vecchi!
      Oh, profondità dei fanciulli!
      È pure legge di quei verdi anni di dolore e di preoccupazione, di vivaci lotte del primo amore contro le prime difficoltà, che la fanciulla non si lasci cogliere in nessun tranello e che il giovane cada in tutti. Valjean aveva incominciato contro Mario una sorda guerra che egli colla sublime storditaggine della sua passione e della sua età, non seppe indovinare. Valjean gli tese una quantità di imboscate: cambiò orario, panca, dimenticò il fazzoletto, venne al Lussemburgo da solo; e Mario cadde a testa bassa in tutti i lacci, ed a tutti quei punti interrogativi piantati sulla sua strada da Jean Valjean rispose ingenuamente di sì. Nel frattempo, Cosette rimaneva murata nella sua incuranza apparente con imperturbabile tranquillità, tanto che Valjean giunse a questa conclusione: «Quel babbeo è innamorato pazzo di Cosette, ma lei non sa nemmeno che esista.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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