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      Una folla, sbucata non si sa di dove e formatasi in un batter d'occhio, come accade di frequente a Parigi, si pigiava ai due lati del viale e guardava; si sentivano nelle viuzze adiacenti grida di persone che si chiamavano e gli zoccoli degli ortolani, che accorrevano a vedere.
      Gli uomini ammassati sulle carrette si lasciavano sballottare in silenzio. Lividi per la brezza mattutina, avevan tutti i calzoni di tela e i piedi nudi negli zoccoli; il resto del costume erano, a seconda del ghiribizzo della miseria, abbigliamenti luridamente disparati; e non v'era nulla di pił funebre della arlecchinesca varietą dei cenci. Cappelli sfondati, berretti incatramati, orrendi berretti di lana e, vicino alla casacca dell'operaio, l'abito nero sdrucito ai gomiti; parecchi portavano cappelli da donna, altri avevano in capo un paniere, si vedevan petti villosi e attraverso gli abiti lacerati si scorgevan tatuaggi, templi d'amore, cuori ardenti, amorini. Si vedevan pure erpeti e pustole. Due o tre avevano una corda di paglia fissata alle traverse della carretta e sospesa sotto di essi come una staffa, che sorreggeva loro i piedi; un d'essi aveva in mano e portava alla bocca qualche cosa che aveva l'aria d'una pietra nera e che egli pareva mordere: era pane, che stava mangiando. V'eran solo occhi aridi, spenti, o accesi d'una luce malvagia. Gli sbirri della scorta bestemmiavano e gli incatenati non si muovevano; i piedi penzolavano, le spalle oscillavano e le teste urtavan l'una coll'altra, mentre tintinnavano i ferri e le pupille fiammeggiavano ferocemente ed i pugni si serravano o s'aspiravano inerti, come mani da morto; dietro il convoglio, una banda di ragazzi sghignazzava.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





Parigi