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      Si rialzò, e Gavroche l'intese dire a Montparnasse: «Alzati.»
      Montparnasse si rialzò, ma il vecchio lo teneva stretto. Il giovane bandito aveva l'atteggiamento umiliato e furioso d'un lupo che si sentisse agguantato da un montone.
      Gavroche guardava ed ascoltava, facendo uno sforzo per allungare gli occhi per mezzo delle orecchie. Si divertiva enormemente.
      Fu però ricompensato della sua coscienziosa ansietà di spettatore, perché potè afferrare al volo questo dialogo, che acquistava dall'oscurità un accento tragico. Il buon vecchio interrogava e Montparnasse rispondeva.
      «Quanti anni hai?»
      «Diciannove.»
      «Sei forte e ben piantato. Perché non lavori?»
      «Mi annoia.»
      «Che mestiere fai?»
      «Il fannullone.»
      «Parla sul serio. Si può fare qualche cosa per te? Che cosa vuoi essere?»
      «Ladro.»
      Vi fu una pausa. Il vecchio sembrava profondamente assorto, era immobile e non lasciava andare Montparnasse.
      Di tanto in tanto, il giovane bandito, vigoroso e svelto, aveva soprassalti da bestia presa al laccio; dava una scossa, tentava uno sgambetto, torceva perdutamente le membra per cercare di sfuggire. Il vecchio aveva l'aria di non accorgersene e gli teneva le braccia con una sola mano, colla sovrana indifferenza d'una forza assoluta.
      Il vecchio durò qualche tempo a meditare; infine, guardando fisso Montparnasse, alzò un poco la voce e gli rivolse, nell'oscurità in cui erano, una specie d'allocuzione solenne, della quale Gavroche non perdette sillaba:
      «Ragazzo mio, tu entri per pigrizia nella più faticosa delle esistenze.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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