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      Ah, tu ti dichiari fannullone! Preparati a lavorare, allora. Hai visto quella temibile macchina che è il laminatoio? Bisogna starle attenti, perché è sorniona e feroce e, se agguanta la falda della giubba, vi passate sotto tutto intero. Questa macchina è l'ozio. Fermati, finché sei ancora in tempo, e salvati! Altrimenti è finita, e fra poco sarai nell'ingranaggio; e una volta preso, non sperar più nulla. Alla fatica, pigro, e senza tregua! La mano ferrea del lavoro implacabile ti avrà afferrato. Ah, tu non vuoi guadagnarti da vivere, avere un lavoro da fare, un dovere da compiere! Ah, ti secca l'essere come gli altri! Ebbene, sarai diverso dagli altri! Il lavoro è la legge; colui che lo respinge come noia, l'avrà come supplizio; non vuoi essere operaio, sarai schiavo. Il lavoro vi abbandona da una parte solo per riprendervi dall'altra; se non vuoi essere il suo amico, sarai il suo negro. Ah! Tu non hai voluto saperne della stanchezza onesta degli uomini? Avrai il sudore dei dannati. Là dove gli altri cantano, tu rantolerai. Vedrai da lontano, dal basso, gli altri uomini lavorare e ti parrà che riposino; l'operaio, il contadino, il marinaio, il fabbro t'appariranno nella luce, come i beati nel paradiso. Quale fulgore nell'incudine! Condurre l'aratro, legare i covoni è gioia; che festa, la barca in libertà nel vento. E tu, pigro, zappa, trascina, rotola e cammina! Tira la tua cavezza, bestia da soma della muta infernale! Ah, il tuo scopo è quello di non far nulla! Ebbene: non una settimana, non un giorno, non un'ora senza sfinimento.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886