Pagina (1245/1886)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      «Dal momento che il buon Dio accende la sua candela, posso spegnere la mia. Bisogna dormire, ragazzi miei, miei giovani ometti. Non dormire fa molto male; fa ingorgare la tubazione, ossia, come si dice nell'alta società, fa puzzare il fiato. Ravvolgetevi ben bene nella scorza! Badate che spengo: pronti?»
      «Sì,» mormorò il maggiore «mi sento bene: ho come la piuma sotto la testa.»
      «Non si dice la testa,» gridò Gavroche «si dice il troncone.»
      I due fanciulli si serrarono l'uno contro l'altro; Gavroche finì per accomodarli sulla stuoia e tirò loro la coperta fin sulle orecchie, poi ripeté loro per la terza volta l'ingiunzione ieratica:
      «Ronfate!»
      E smorzò il lume.
      La luce non era ancor spenta, che un singolare fremito incominciò a scuotere la graticciata sotto la quale stavan coricati i tre ragazzi. Erano sordi sfregamenti, che producevano un suono metallico, come se sul filo si stessero esercitando unghie e denti; il tutto accompagnato da ogni sorta di piccole e acute strida.
      Il bimbetto cinquenne, agghiacciato dallo spavento a quello schiamazzo sul capo, urtò col gomito il fratello maggiore; ma questi «ronfava» già, come gli era stato ordinato da Gavroche. Allora il piccino, fuor di sé dalla paura, osò interpellare Gavroche, però a bassa voce e come trattenendo il fiato.
      «Signore?»
      «Cosa?» fece Gavroche, che stava chiudendo le palpebre proprio allora.
      «Cos'è questo rumore?»
      «Sono i topi,» rispose Gavroche, che ricacciò la testa sulla stuoia.
      E infatti i topi, che pullulavano a migliaia nella carcassa dell'elefante e formavano quelle macchie nere viventi, delle quali abbiamo parlato, tenuti in rispetto dalla fiamma della candela finché questa era stata accesa, non appena quella caverna, ch'era come la loro città, era stata restituita alle tenebre, s'eran scagliati in massa sulla tenda di Gavroche, sentendo in essa quel che il buon novelliere Perrault chiama «la carne fresca»; e, arrampicatisi fino in cima, ne mordevano le maglie, come se cercassero di forare quella zanzariera di nuovo genere.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





Dio Gavroche Gavroche Gavroche Gavroche Gavroche Gavroche Gavroche Perrault