Pagina (1260/1886)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Senza quel qui, Thénardier non l'avrebbe affatto riconosciuto, poiché Babet aveva completamente alterata la voce.
      Intanto il terzo era intervenuto:
      «Non v'è fretta: aspettiamo un poco. Chi ci dice che non abbia bisogno di noi?»
      A questa frase, soltanto in francese, Thénardier riconobbe Montparnasse, il quale faceva consistere l'eleganza nel comprendere tutti i gerghi e nel non parlarne alcuno.
      Quanto al quarto, stava zitto; ma le sue larghe spalle lo denunciavano. Thénardier non esitò; era Gueulemer.
      Brujon ribatté, quasi impetuosamente, ma sempre a bassa voce:
      «Che ci vai contando? L'albergatore non ha potuto evadere; non sa il mestiere, to'! Stracciare la camicia e tagliare le lenzuola per combinare una corda, fare un buco in una porta, fabbricare carte false, far chiavi false, tagliare i suoi ferri, sospendere la corda al di fuori, nascondersi e travestirsi, bisogna esser scaltro! Il vecchio non avrà potuto, non sa lavorare.»
      Babet soggiunse, sempre in quel savio gergo classico che parlavano Poulailler e Cartouche e che sta al gergo strano, nuovo, colorito e arrischiato che Brujon impiegava, come la lingua di Racine sta a quella d'Andrea Chénier:
      «Il tuo albergatore sarà stato colto sul fatto. Bisogna esser smaliziati ed egli è un apprendista. Si sarà lasciato giocare da una spia e magari anche da un confidente, che avrà fatto da compare. Senti, Montparnasse: senti queste grida nella prigione? Hai veduto tutte quelle candele? È stato ripreso, via! Ne avrà quanto basta per fare i suoi venti annetti.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





Thénardier Babet Thénardier Montparnasse Gueulemer Poulailler Cartouche Brujon Racine Andrea Chénier Montparnasse