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      Io non ho paura e non sono un poltrone, come è noto; ma non c'è più nulla da fare o altrimenti ce la faranno passar brutta. Non t'arrabbiare; vieni con noi e andiamo a bere una bottiglia di vino vecchio insieme.»
      «Non si lasciano gli amici nell'imbarazzo,» brontolò Montparnasse.
      «Ti dico che l'hanno ripreso! A quest'ora, l'albergatore non vale un quattrino. Non possiamo farci niente. Andiamocene; mi pare ad ogni momento che un agente mi tenga stretto.»
      Montparnasse non resisteva più che debolmente; di fatto quei quattro uomini, con quella fedeltà che hanno i banditi di non abbandonarsi fra loro in nessun caso, avevan girovagato tutta la notte intorno alla Force qualunque potesse essere il rischio, nella speranza di veder spuntare dalla cima d'un muro qualsiasi Thénardier. Ma la notte che diventava troppo bella, in verità (era un acquazzone tale, da rendere tutte le vie deserte), il freddo che li andava prendendo, i loro abiti fradici, le scarpe bucate, il rumore inquietante scoppiato proprio allora nella prigione, le ore trascorse, le pattuglie incontrate, la speranza che se ne andava e la paura che sopraggiungeva; tutto questo, infine, li induceva a battere in ritirata. Lo stesso Montparnasse, ch'era forse un pochino genero di Thénardier, cedeva: un momento ancora, e sarebbero partiti tutti. Thénardier anelava sul suo muro, come i naufraghi della Medusa sulla zattera, vedendo la nave apparsa svanire all'orizzonte.
      Non osava chiamarli, poiché un grido inteso poteva perder tutto.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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