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      In questo modo essa diventa orribile, e si stenta a riconoscerla. È proprio la francese, la grande lingua umana? Eccola pronta ad entrare in scena ed a dare il braccio al delitto, eccola adatta a tutti gli impieghi del repertorio del male. Non cammina più, zoppica e se ne va appoggiandosi sulla stampella della Corte dei Miracoli, la quale stampella può metamorfosarsi in clava; si chiama paltoneria; tutti gli spettri che l'hanno truccata le han dato l'aspetto di vecchia, ed essa si trascina e si rizza, duplice comportamento del rettile. È ormai atta a tutte le parti, fatta losca com'è dal falsario, patinata dall'avvelenatore, annerita dalla fuliggine dell'incendiario; e l'assassino le dà il rosso.
      Quando si sta in ascolto, dal lato della gente onesta, alla porta della società, si sorprende il dialogo di coloro che sono al difuori. Si distinguon domande e risposte e si percepisce, senza capirlo, un orrido mormorìo, che ha all'incirca il suono d'un accento umano, ma è più vicino all'urlo che alla parola: è il gergo. Le parole sono deformi e improntate d'una fantastica bestialità; sembra di sentir parlare le idre.
      È l'inintelligibile delle tenebre; è un arrotar di denti e un bisbiglio, che completa il crepuscolo coll'enigma. È buio nella disgrazia ed è ancor più buio nel delitto: e queste due ombre, fondendosi, compongono il gergo. Oscurità nell'atmosfera, negli atti, nelle voci. È una spaventosa lingua di rospo che va, viene, saltella, striscia, schizza bava e si muove mostruosamente in quell'immensa nebbia grigia fatta di pioggia, di tenebre, di fame, di vizio, di menzogna, d'ingiustizia, di nudità, d'asfissia e di gelo, pieno meriggio dei miserabili.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





Corte Miracoli