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      E tutto questo, diciamolo, è soltanto un principio. La vera questione è: il lavoro non può essere una legge, senza essere un diritto.
      Non insistiamo; non è questo il luogo di farlo.
      Se la natura si chiama provvidenza, la società deve chiamarsi previdenza.
      La crescita intellettuale e morale non è meno indispensabile del miglioramento materiale. Sapere è un viatico; pensare è di prima necessità; e la verità è cibo come il frumento. Una ragione, a digiuno di scienza e di dottrina, dimagra. Compiangiamo, al pari degli stomachi, le menti che non mangiano; se v'è alcunché di più straziante di un corpo che agonizza per mancanza di pane, esso è un'anima che muore della fame di luce.
      L'intero progresso tende dalla parte della soluzione. Un giorno si sarà stupefatti. coll'ascendere del genere umano, gli strati profondi usciranno nel modo più semplice dalla zona della miseria e l'abolizione della povertà si farà con il semplice sollevarsi di livello.
      A torto si dubita di codesta soluzione benedetta.
      Il passato, è vero, è molto forte nell'ora che stiamo attraversando. Esso è in ripresa ed è sorprendente il ringiovanire di quel cadavere. Ecco che cammina e s'avanza. Sembra vincitore: quel morto fa conquiste; giunge colla sua legione, la superstizione, colla sua spada, il dispotismo, colla sua bandiera, l'ignoranza, e da qualche tempo a questa parte ha vinto dieci battaglie e minaccia e ride: è alle nostre porte. Quanto a noi, non disperiamo: vendiamo il campo sul quale s'accampa Annibale.
      Che cosa possiamo temere, noi che crediamo?


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





Annibale