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      Essi s'idolatravano.
      Immanente ed eterno coesistono. Ci si ama, ci si sorride, si ride, si fanno smorfiette graziose a fior di labbro, si intreccian le dita delle mani, ci si dà del tu, senza contrasto coll'eternità. Due amanti si nascondono nella sera, nel crepuscolo, nell'invisibile, cogli uccelli e le rose, s'affascinano a vicenda nell'ombra, coi cuori negli occhi, mormorano e bisbigliano; e un immenso ondeggiare d'astri riempie l'infinito.
      II • STORDIMENTO DELLA FELICITÀ COMPLETAVivevano in un vago sgomento di felicità. Non s'accorgevano del colera che andava decimando Parigi proprio in quel mese. S'eran fatte tutte le confidenze possibili, ma la cosa non s'era spinta molto al di là dei loro nomi. Mario aveva detto a Cosette ch'era orfano, che si chiamava Mario Pontmercy, ch'era avvocato e viveva di quanto scriveva per conto di editori, che suo padre era colonnello, un eroe, e che egli, Mario, s'era messo in urto col nonno, ch'era ricco. Le aveva anche accennato d'esser barone; ma ciò non aveva fatto nessun effetto a Cosette. Mario barone? Non aveva capito; non sapeva cosa volesse dire quella parola, per lei, Mario era Mario. Da parte sua, ella gli aveva confidato d'essere stata educata nel convento del Petit Picpus, che la madre le era morta, come a Mario, che suo padre si chiamava Fauchelevent, ch'era tanto buono e dava molto ai poveri, ma che povero egli stesso si privava di tutto, senza privarla di nulla.
      Bizzarra cosa, nella specie di sinfonia in cui Mario viveva da quando vedeva Cosette, il passato, anche più recente, era talmente confuso e lontano per lui, che quanto gli raccontò Cosette lo soddisfece in modo completo.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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