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      Ma il padre, la realtà, quella tana, quei banditi e quell'avventura, a che scopo? Era ben sicuro, dopo tutto, che quell'incubo fosse esistito? Erano in due e s'adoravano: ecco tutto quel che esisteva, e il resto non c'era. È probabile che la scomparsa dell'inferno alle nostre spalle sia inerente all'arrivo nel paradiso. Si sono visti, i dèmoni? E ve ne sono, poi? Abbiamo tremato, abbiamo sofferto? Non ne sappiamo più nulla: una rosea nube si distende su tutto ciò.
      Dunque, quei due esseri vivevano così, in alto, in alto, con inverosimile naturalezza: né al nadir, né allo zenit, fra l'uomo e il serafino, sopra il fango e sotto l'etere, nelle nuvole; a malapena carne ed ossa, anima ed estasi da capo a piedi; già troppo sublimi per camminare sulla terra, ancora troppo gravati d'umanità per sparire nell'azzurro, in sospensione, come atomi che attendano il precipitato; in apparenza fuori del destino; ignorando quel tracciato dell'ieri, dell'oggi e del domani, meravigliati, vacillanti, ondeggianti e, in certi momenti, abbastanza lievi per la fuga nell'infinito, quasi pronti a involarsi per sempre.
      Dormivano svegli in quell'ondeggiamento. Oh, letargìa splendida del reale, sottomesso all'ideale!
      Talvolta, per bella che fosse Cosette, Mario chiudeva gli occhi davanti a lei; gli occhi chiusi, ecco il miglior modo di guardare l'anima.
      Né MarioCosette si chiedevano dove li avrebbe condotti tutto ciò: si consideravano giunti. È una strana pretesa degli uomini, volere che l'amore conduca in qualche luogo.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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