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      III • UN PRINCIPIO D'OMBRAQuanto a Jean Valjean, non dubitava di nulla.
      Cosette, un po' meno sognatrice di Mario, era allegra, e questo bastava a Jean Valjean per esser felice. I pensieri di Cosette, le sue tenere preoccupazioni, l'immagine di Mario che le riempiva l'animo, nulla toglievano alla purità incomparabile della sua bella fronte casta e sorridente. Era nell'età in cui la vergine porta il suo amore come l'angelo il giglio. Valjean, dunque, era tranquillo. E poi, quando due amanti s'intendono, tutto va benissimo e il terzo incomodo che potrebbe turbare il loro amore è tenuto in una perfetta cecità da un piccolo numero di precauzioni, sempre le stesse per tutti gli innamorati. Perciò, mai l'ombra d'una obiezione di Cosette a Jean Valjean. Voleva uscire a passeggio? «Sì, paparino.» Voleva restare? «Benissimo!» Voleva passare la serata con Cosette? E lei ne era ben lieta. Siccome egli si ritirava sempre alle dieci di sera, Mario si recava in giardino soltanto dopo quell'ora, quando sentiva Cosette aprire la porta finestra della scala del giardino. Inutile dire che di giorno non si incontrava mai con Mario, tanto che Valjean non pensava più neppure che esistesse. Solo una volta, di mattina, gli capitò di dire a Cosette: «To', come sei sporca di bianco dietro le spalle!» La sera prima, Mario, in un momento di trasporto, aveva spinto Cosette contro il muro.
      La vecchia Toussaints, che si coricava presto, pensava solo a dormire, dopo le sue faccende, e ignorava tutto, come Valjean.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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