Pagina (1308/1886)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Mario non metteva mai piede in casa. Quand'era con Cosette, si nascondevano entrambi in un cantuccio vicino alla scalinata, per non esser né visti né intesi dalla via e sedevano, contentandosi spesso, per tutta conversazione, di stringersi la mano venti volte al minuto, guardando i rami degli alberi. In quel momento, se il fulmine fosse caduto a trenta passi da loro, non se ne sarebbero accorti, tanto l'uno s'assorbiva e s'immergeva profondamente nell'altra.
      Fra essi e la via v'era tutto il giardino. Ogni qual volta Mario entrava od usciva, aveva cura di rimettere a posto la sbarra della cancellata, in modo che non fosse visibile alcuno spostamento. Se ne andava di solito verso mezzanotte e rientrava in casa di Courfeyrac, il quale diceva a Bahorel:
      «Lo crederesti? Mario, adesso, rientra verso la una del mattino!»
      E Bahorel rispondeva:
      «Che vuoi farci? V'è sempre un petardo in ogni seminarista.»
      Certe volte, Courfeyrac incrociava le braccia, prendeva un'aria seria e diceva a Mario:
      «Sei mal avviato, giovanotto!»
      Courfeyrac, uomo pratico, non vedeva di buon occhio quel riflesso d'un paradiso invisibile su Mario; poco avvezzo alle passioni inedite, se ne spazientiva e faceva di tanto in tanto a Mario intimazioni di rientrare nella realtà. Un mattino, gli buttò addosso codesto monito:
      «Mio caro, tu mi fai l'effetto, in questo momento, d'esser nella luna, regno del sogno, provincia dell'illusione, capitale Bolla di Sapone. Suvvia, sii buono: come si chiama?»
      Ma nulla poteva «far parlare» Mario.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





Cosette Mario Courfeyrac Bahorel Bahorel Courfeyrac Mario Mario Mario Bolla Sapone