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      Ebbene: mi sono informata. Vi esporreste inutilmente, sapete? Vi giuro che non c'è niente da fare in quella casa.»
      «Ci sono donne sole,» disse Gueulemer.
      «No. Gli inquilini sono sloggiati.»
      «Ma le candele no, pare!» fece Babet.
      Ed indicò ad Eponina, attraverso la cima degli alberi, una luce che si muoveva nell'abbaino del padiglione. Era Toussaints, rimasta alzata per stendere la biancheria ad asciugare.
      Eponina fece un ultimo tentativo:
      «Ebbene,» disse «son gente poverissima, in una catapecchia dove non c'è un soldo.»
      «Va' al diavolo!» gridò Thénardier. «Quando avremo messo sottosopra la casa, messa la cantina di sopra e il solaio disotto, ti sapremo dire che cosa c'era dentro, e se si trattava di palle, di tondi o di chiodini.»
      E la respinse per aprirsi il passo.
      «Mio buon amico signor Montparnasse,» disse Eponina «ve ne prego; voi, che siete un buon ragazzo, non entrate!»
      «Sta' attenta, che ti taglierai!» replicò Montparnasse.
      Thénardier riprese, col tono decisivo che gli era particolare:
      «Sloggia, figlia mia, e lascia che gli uomini facciano quel che hanno da fare.»
      Eponina abbandonò la mano di Montparnasse, che aveva riafferrata, e disse:
      «Dunque, volete proprio entrare in questa casa?»
      «Un pochino!» fece il ventriloquo, sogghignando.
      Allora ella s'appoggiò colle spalle al cancello, fronteggiando i sei banditi armati fino ai denti ed ai quali la notte dava una faccia da demonî e disse, con una voce ferma e bassa:
      «Ebbene, io non voglio.»
      Essi s'arrestarono stupefatti; però il ventriloquo finì il suo sogghigno.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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