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      Pure, da qualche tempo, sua figlia diceva: «Il babbo declina.» Non prendeva più a schiaffi le domestiche e non batteva più con tanta foga il pianerottolo della scala col bastone, quando Basco tardava ad aprirgli. La rivoluzione di luglio l'aveva esasperato per sei mesi; ed egli aveva visto quasi con tranquillità, nel Monitore, queste parole insieme: Signor Hamblot-Conté, pari di Francia. Sta di fatto che il vegliardo era molto abbattuto. Non demordeva, non s'arrendeva, poiché ciò non era nella sua natura fisica più che non fosse nella sua natura morale; ma interiormente si sentiva mancare. Da quattro anni aspettava Mario di pie' fermo (la frase è giusta), colla convinzione che quel furfantaccio sarebbe venuto un giorno o l'altro a suonare alla porta; ma ormai, in certe ore tristi, egli giungeva alla conclusione che se Mario si fosse fatto ancora aspettare un poco... Non già che gli fosse insopportabile la morte; lo era l'idea che forse non avrebbe più riveduto Mario. Non rivederlo più era un'idea che non gli era mai passata per il capo neppure un momento, fino a quel giorno; ed ora essa incominciava ad apparirgli e l'agghiacciava. L'assenza, come avviene sempre nei sentimenti naturali e veri, non aveva fatto che accrescere il suo amore di nonno per l'ingrato ragazzo che se n'era andato in quel modo; è ben nelle notti di dicembre, con dieci gradi di freddo, che si pensa maggiormente al sole. Gillenormand era, o si credeva, assolutamente incapace di fare un passo, egli nonno, verso il suo nipotino.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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