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      In mezzo a queste preoccupazioni, egli s'accorse, dall'ombra che il sole proiettava, che qualcuno s'era fermato proprio allora sulla cresta della scarpata, immediatamente dietro di lui. Stava per voltarsi, quando un foglio di carta piegato in quattro gli cadde sulle ginocchia, come se una mano l'avesse lasciato cadere sopra il suo capo; prese il foglio, lo spiegò e lesse questa parola, scritta a grandi caratteri colla matita: Sloggiate.
      Jean Valjean s'alzò rapido. Non v'era più nessuno sulla scarpata; si guardò intorno e scorse un essere più grande d'un fanciullo, più piccolo d'un uomo, con un camiciotto scuro e un paio di calzoni di fustagno color polvere, che scavalcava il parapetto e si lasciava scivolare nel fossato del Champ de Mars.
      Valjean rientrò immediatamente in casa, tutto pensieroso.
      II • MARIOMario era uscito disperato da casa Gillenormand. Vi si era recato con una piccola speranza e ne usciva con una immensa disperazione.
      Del resto, e coloro che hanno osservato i primi sviluppi del cuore umano lo comprenderanno, il lanciere, l'ufficiale, lo scimunito, il cugino Teodulo non avevano lasciato alcuna ombra nella sua mente: manco per sogno. Il poeta drammatico, in apparenza, potrebbe sperare qualche complicazione, in seguito ad una siffatta rivelazione fatta a bruciapelo al nipote dal nonno; ma quel che il dramma guadagnerebbe, andrebbe a scapito della verità. Mario era in quell'età in cui, di male, non si crede a nulla; più tardi, viene l'età in cui si crede a tutto. I sospetti non sono che rughe, e la prima gioventù non ne ha; ciò che sconvolge Otello, passa senza lasciar traccia su Candido.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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