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      Ed al sangue versato aggiungete l'avvenire oscuro, il progresso compromesso, lo sgomento dei migliori, lo scoraggiamento dei liberali onesti, l'assolutismo straniero felice di queste ferite prodotte alla rivoluzione da se stessa, i vinti del 1830 che trionfano e dicono: «L'avevamo detto, noi!» Aggiungete che, se forse Parigi è cresciuta, certo la Francia è diminuita; aggiungete (poiché bisogna dir tutto) i massacri che troppo spesso disonorano la vittoria dell'ordine divenuta feroce sulla libertà impazzita. Tutto sommato, le sommosse sono state funeste.»
      Così parla codesta approssimativa saggezza di cui la borghesia, questo approssimativo popolo, si contenta così volentieri.
      Quanto a noi, respingiamo codesta parola troppo lata e per conseguenza troppo comoda, le sommosse. Distinguiamo fra un movimento popolare ed un altro e non ci andiam chiedendo se una sommossa costi quanto una battaglia; e del resto, perché una battaglia? Qui sorge la questione della guerra: forse che la guerra è minor flagello di quanto la sommossa non sia calamità? E poi, proprio tutte le sommosse sono calamità? E quand'anche il 14 luglio costasse centoventi milioni? Collocare Filippo V sul trono di Spagna costò alla Francia due miliardi; anche allo stesso prezzo preferiamo il 14 luglio. D'altra parte, noi respingiamo queste cifre, che sembrano ragioni e sono soltanto parole. Data una sommossa, l'esaminiamo per se stessa; in tutto quel che dice l'obiezione dottrinaria esposta or ora, si tratta soltanto dell'effetto, mentre noi cerchiamo la causa.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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