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      Oh, quante bestie da preda, in questo mondo! Quante, quante aquile! Mi fan venire la pelle d'oca.»
      Porse il bicchiere a Joly, che lo colmò, poi bevve e proseguì, senza quasi esser stato interrotto da quel bicchiere di vino di cui nessuno s'accorse, nemmeno lui.
      «Brenno, che prende Roma, è un'aquila; il banchiere, che prende una sartina, è un'aquila. Non v'è più pudore qui che là. Dunque, non crediamo a niente. V'è solo una realtà: bere. Qualunque sia la vostra opinione, sia che parteggiate per il gallo magro, come il cantone d'Uri, sia per il gallo grasso, come quello di Glaris, bevete. Voi m'andate parlando del viale, del corteo, eccetera. O bella! Dunque, sta per esserci un'altra rivoluzione? Codesta indigenza di mezzi da parte del buon Dio mi stupisce, bisogna che ad ogni momento torni a lubrificare la scanalatura degli avvenimenti. Qui tocca, lì non va; e allora, presto, una rivoluzione. Il buon Dio ha sempre le mani nere di quell'untume. Al suo posto, sarei più semplice: non rimonterei tutti i momenti il mio meccanismo e guiderei il genere umano con precisione, agucchiando i fatti maglia a maglia, senza rompere il filo; non ricorrerei a ripieghi, non avrei repertorio straordinario. Quel che voialtri chiamate il progresso, cammina per mezzo di due motori, gli uomini e gli eventi; ma, triste cosa! di tanto in tanto è necessario l'eccezionale. Per gli avvenimenti, come per gli uomini, non basta la solita brigata; ci vogliono, fra gli uomini, i genî, e, fra gli eventi, le rivoluzioni.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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