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      «Vuoi aprire, sì o no?»
      «Ho detto di no, miei buo...»
      Il portinaio non finì; la fucilata era partita e la palla gli era entrata sotto il mento ed era uscita dalla nuca, dopo aver attraversato la carotide. Il vecchio s'accasciò su se stesso, senza mandare un sospiro; la candela cadde e si spense, e non si vide più altro, fuorché una testa immobile, posata sull'orlo della finestrella e un po' di fumo bianchiccio che saliva verso il tetto.
      «Ecco fatto!» disse Le Cabuc, lasciando ricadere sul lastrico il calcio del fucile.
      Aveva a stento pronunciato quelle parole, quando sentì una mano che gli si posava sulla spalla colla pesantezza d'un artiglio d'aquila, mentre sentiva una voce dirgli:
      «In ginocchio.»
      L'assassino si volse e vide davanti a sé la faccia bianca e fredda Enjolras; questi aveva in mano una pistola.
      Alla detonazione, era sopraggiunto e aveva afferrato colla sinistra il bavero, il camiciotto, la camicia e le bretelle di Le Cabuc.
      «In ginocchio,» ripetè.
      E con un gesto supremo il debole giovane ventenne curvò come una canna il facchino, massiccio e robusto, facendolo inginocchiare nel fango. Le Cabuc tentò di resistere; ma pareva ghermito da un pugno sovrumano.
      Pallido, col collo nudo ed i capelli al vento, Enjolras, col suo volto da donna, aveva un non so che della Temi antica; le narici enfiate e gli occhi abbassati davano al suo implacabile profilo greco quell'impressione di collera e quell'espressione di castità che, secondo gli antichi, s'addicono alla giustizia.
      Tutta la barricata era accorsa, poi tutti s'eran disposti in cerchio a qualche passo, sentendo ch'era impossibile pronunciare una parola al cospetto di quanto stavano per vedere.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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