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      Sul cadere del giorno, tutte le finestre dov'era accesa una candela avevano ricevuto una palla da fucile; così la luce veniva spenta e, talvolta, veniva ucciso l'abitante. Perciò, non si muoveva più nulla; v'era là solo sgomento, lutto e stupore nelle case e, nelle vie, una specie d'orrore sacro. Non si scorgevan neppure i lunghi filari di finestre e di piani, le intaccature dei camini e dei tetti ed i varii riflessi che rilucono sul lastrico fangoso e bagnato. L'occhio che avesse guardato dall'alto in quell'ammasso di ombre avrebbe forse intravisto qua e là, di tratto in tratto, luci indistinte, che facevan risaltare linee spezzate e bizzarre, profili di singolari costruzioni, qualche cosa di simile a luci erranti su rovine: là erano le barricate. Il resto era un lago d'oscurità, nebbioso, pesante e macabro, sopra il quale s'ergevano, profili immobili e lugubri, la torre di San Giacomo, la chiesa di Saint-Merry e due o tre altri grandi edifici di cui l'uomo fa dei giganti e di cui le tenebre fanno dei fantasmi.
      Tutto intorno a quel labirinto deserto e inquietante, nei quartieri in cui la circolazione parigina non era del tutto annientata e in cui brillavano ancora pochi lampioni, l'osservatore aereo avrebbe potuto distinguere lo scintillare metallico delle sciabole e delle baionette, udire il sordo rombo dell'artiglieria e il ronzio dei battaglioni silenziosi, che andava crescendo di minuto in minuto; formidabile cintura, che si stringeva e si chiudeva lentamente intorno alla sommossa.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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