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      Il quartiere investito non era pił che una specie di mostruosa caverna; tutto vi pareva addormentato o immobile e, come il lettore ha veduto or ora, tutte le vie dove si poteva giungere offrivan solo tenebre fitte.
      Tenebre paurose, piene di agguati, d'urti ignoti e terribili, in cui era spaventoso penetrare e ancor pił fermarsi, in cui coloro che entravano tremavano di fronte a coloro che li attendevano, mentre questi ultimi trasalivano di fronte a coloro che stavano per giungere. Ad ogni angolo di via, invisibili combattenti trincerati: le imboscate del sepolcro, nascoste nel profondo della notte. Era finita: lą non v'era pił da sperare altra luce che non fosse quella del lampo dei fucili, altro incontro, che non fosse l'apparizione brusca e rapida della morte. Dove, come e quando? Nessuno lo sapeva, ma era cosa certa ed inevitabile. Lą, in quel luogo designato per la lotta, il governo e l'insurrezione, la guardia nazionale e le societą popolari, la borghesia e la sommossa stavano per affrontarsi a tastoni. Per gli uni come per gli altri, la necessitą era la stessa: uscire di lą uccisi o vincitori, sola via d'uscita ormai possibile. La situazione era tanto spinta agli estremi, l'oscuritą era tanto possente, che i pił timidi si sentivano prendere dalla risolutezza ed i pił coraggiosi dal terrore.
      Del resto, d'ambo le parti, furia, accanimento e determinazione uguali. Per gli uni, avanzare significava morire, eppure nessuno pensava ad indietreggiare; per gli altri, restare significava morire, e nessuno pensava a fuggire.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886