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      E non ne lasciò alcuno senza risposta.
      Suvvia, perché suo padre si sarebbe indignato? Non esistono forse casi in cui l'insurrezione s'eleva fino alla dignità di un dovere? Cosa vi sarebbe dunque stato di degradante per il figlio del colonnello Pontmercy nel combattimento che stava per impegnarsi? Non si tratta più di Montmirail o di Champaubert: si tratta d'altro. Non si tratta più d'un territorio sacro, ma di un'idea santa. La patria si lamenta, sia! ma l'umanità applaude. E del resto, è vero che la patria si lamenta? Sanguina la Francia, ma la libertà sorride; e di fronte al sorriso della libertà, la Francia scorda la propria ferita. Eppoi, guardando le cose ancor più dall'alto, cosa significa parlare di guerra civile?
      La guerra civile? Cosa vuol dire? V'è forse una guerra straniera? Forse che qualunque guerra fra gli uomini non è guerra tra fratelli? La guerra si qualifica solo col suo scopo: non v'è né guerra esterna né guerra civile, ma v'è solo la guerra ingiusta e la guerra giusta. Fino al giorno in cui il grande concordato umano non sarà concluso, la guerra (quella almeno che è lo sforzo dell'avvenire che s'affretta, contro il passato che s'attarda) può essere necessaria. Che cosa si deve rimproverare a questa guerra? Essa diventa vergogna e la spada diventa pugnale solo quando assassinano il diritto, il progresso, la ragione, la civiltà, la verità. Allora, sia guerra civile o esterna, essa è iniqua e si chiama delitto; ma all'infuori di quella santa cosa che è la giustizia, con quale diritto una forma di guerra ne sprezzerebbe un'altra?


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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