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      Si sarebbe creduto di sentir marciare la spaventosa statua Legione. Quel passo s'avvicinò, s'avvicinò ancor più e si fermò; e parve di sentire all'altro capo della via il respiro di molti uomini. Pure, non si scorgeva nulla e solo, in fondo in fondo, si distingueva in quella fitta oscurità una moltitudine di fili metallici, fini come aghi e quasi impercettibili, che s'agitavano, simili a quella indescrivibile reticella fosforica che si scorge, nel momento d'addormentarsi, sotto le palpebre chiuse, nelle prime nebbie del sonno. Eran le baionette e le canne dei fucili, confusamente rischiarate dal lontano riflesso della torcia.
      Vi fu ancora una pausa, come se da ambo le parti si aspettasse. Ad un tratto, dal fondo di quell'ombra, una voce, tanto più sinistra in quanto non si vedeva nessuno, così che sembrava la stessa oscurità a parlare, gridò:
      «Chi va là?»
      E nello stesso tempo si sentì il cozzare dei fucili che venivano puntati.
      Enjolras rispose con accento vibrante ed altero:
      «Rivoluzione francese.»
      «Fuoco!» fece la voce.
      Un lampo imporporò tutte le facciate della via, come se fosse stata aperta e poi richiusa bruscamente la porta d'un forno.
      Una spaventosa detonazione rintronò sulla barricata. La bandiera rossa cadde; la scarica era stata così violenta e così fitta, che ne aveva reciso l'asta, ossia proprio la punta del timone dell'omnibus. Parecchie palle, rimbalzando sugli sporti delle case, penetrarono nella barricata e ferirono alcuni uomini.
      L'impressione di quella prima scarica fu agghiacciante.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





Legione